Covid-19 Ecco come funziona il vaccino

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Vaccini, ecco 10 domane e risposte Al via la terza dose, ecco le info


CORONAVIRUS - TUTTE LE DOMANDE SUI VACCINI COVID


Terza dose, come si cambia la prenotazione da 6 a 5 mesi, regione per regione

di Redazione Online

La terza dose di vaccino Covid, la cui somministrazione era aperta a tutti gli over 40 che avevano effettuato la seconda da almeno 6 mesi, è ora disponibile dopo 5 mesi. Cosa deve fare chi si è già prenotato? Un vademecum, regione per regione


In altri termini: a partire dal 24 novembre, la terza dose del vaccino anti-Covid (o la seconda per chi avesse fatto una dose di Johnson&Johnson) è disponibile a chiunque abbia più di 40 anni e abbia ricevuto la seconda dose (o l’unica dose, nel caso di Johnson&Johnson) da almeno 5 mesi.

Molti cittadini si erano però già prenotati per la terza dose seguendo il «limite» precedente, quello di 6 mesi, e ora si trovano in imbarazzo: è meglio anticipare la prenotazione? Vale la pena? E come farlo, praticamente? Date le differenze nei diversi sistemi, ecco una guida, regione per regione.


NUOVA VARIANTE OMICRON


Sta rapidamente «conquistando» il mondo e potrebbe presto soppiantare del tutto l’attuale ceppo più diffuso, il Delta. È Omicron, variante del virus Sars-CoV-2, fuoriuscita da focolai in Botswana e Sudafrica, dichiarata «preoccupante» il 26 novembre dall’Organizzazione mondiale della Sanità. In un mese si sono accumulati i dati che smentiscono la sua pericolosità: nove pazienti su dieci (l’89%) se vaccinati accusano disturbi comuni, di breve durata, paragonabili a un’infreddatura: tosse, mal di gola, febbre. Lo aveva anticipato prima di Natale il direttore di Oms Europa, Hans Kluge. Ora diversi studi preliminari vanno in questa direzione.

Omicron è una lettera dell’alfabeto greco, utilizzato per battezzare le diverse versioni con cui il microbo responsabile della pandemia ha colpito in questi due anni di emergenza. Tutto è iniziato con Alfa (nata in Cina), poi Beta (sempre in Sud Africa), Gamma (Brasile) e Delta, per citare solo i ceppi che hanno procurato allarme (rientrato per Beta e Gamma). Molte ancora le incognite che circondano Omicron, il cui obiettivo appare lo stesso di molti suoi consimili: trovare una forma di convivenza con l’uomo.


Cosa sappiamo

Omicron è più forte sul piano della trasmissibilità. Per esemplificare: se in una stanza c’è una persona infetta, sei rischiano di prendere il virus (uno solo se c’è un portatore di Delta). Non ci sono prove che sia più aggressiva. Al contrario, come afferma l’Oms riprendendo uno studio inglese (Zoe Covid), sembra che si accompagni a sintomi più lievi della variante che l’ha preceduta, simili al raffreddore.
Colpirebbe infatti prevalentemente le alte vie respiratorie (gola e bronchi) lasciando indenni i polmoni, senza intaccare i recettori del gusto e dell’olfatto. Queste le conclusioni anche di uno studio molto preliminare condotto in Sudafrica analizzato la scorsa settimana in un meeting della Società europea di microbiologia, presidente l’italiano Maurizio Sanguinetti. Parlano inoltre i bollettini quotidiani: pochi morti in proporzione ai positivi.


Cosa non sappiamo

In Italia Omicron è in decisa crescita. Contano le stime. Secondo un’indagine dell’Istituto superiore di sanità basata su analisi preliminari dei tamponi raccolti il 20 dicembre, potrebbe avere un’incidenza di circa il 30%, con forti variabilità regionali. I dettagli sono attesi domani. Secondo i calcoli del fisico Roberto Battiston, la variante era al 45% il giorno di Natale. E ieri il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha dichiarato che il 50-60% dei positivi potrebbero essere stati infettati da questo ceppo che ha un tempo di raddoppio di circa 2 giorni. Il 3 gennaio è stata programmata una nuova sorveglianza flash dell’Iss.




Lombardia
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Veneto
(Michela Nicolussi Moro) Le Usl del Veneto  hanno iniziato ad aggiornare i rispettivi siti di prenotazione a partire dalla sera stessa di martedì 23 novembre: chi avesse già prenotato a sei mesi dalla seconda dose può cancellare la prenotazione e scegliere una nuova data indicata dal sistema con un mese di anticipo. È infatti il portale a calcolare esattamente i tempi dalla seconda dose e a proporre all’utente più opzioni tra date e orari, nell’ambito delle quali scegliere quelle più congeniali. Attenzione: le prenotazioni valgono per le vaccinazioni nei 58 hub vaccinali; se si preferisce assumere l’anti-Covid (sia per il ciclo primario sia per il richiamo booster) dal proprio medico di base o in farmacia, bisogna rivolgersi direttamente a loro.

Lazio
Nel Lazio — ci sono due opzioni: o resti prenotato a sei mesi oppure puoi modificare la prenotazione anticipandola. Per quanto riguarda il rischio di averla più in là, come tempi, credo sia difficile dal momento che per dicembre e gennaio c’è ancora circa un milione di slot disponibili e quindi prenotabili.

Toscana
In Toscana, il problema di anticipare la prenotazione per la terza dose, ora che è stata portata a cinque mesi dal richiamo e non più a sei, non si pone: l’appuntamento era ed è prenotabile solo nei 14 giorni precedenti al giorno in cui si matura il diritto di avere la dose «booster» . Così, chi avrebbe avuto diritto alla dose a gennaio, e ora ha la possibilità di farla a dicembre, non poteva aver già preso l’appuntamento. In ogni caso, col servizio Last Minute, che si apre ogni sera per offrire i posti rimasti vuoti sul giorno successivo, il sito web della Regione Toscana «Prenota Vaccino» si occupa automaticamente di cancellare l’appuntamento già preso per una data successiva. Resta inoltre in vigore la possibilità di autopresentazione agli hub, senza prenotazione, pur dovendo sottostare all’eventuale disponibilità o meno di dosi presenti nel centro vaccinale.

Emilia-Romagna
A Bologna si attendono ancora le linee guida della regione sulla possibilità di anticipare da 6 a 5 mesi. Per la terza dose — in generale — il principio è quello di rivolgersi agli sportelli Cup (ma non in farmacia), di passare dal numero verde 800 884888, dal CupWeb (www.cupweb.it), dal fascicolo sanitario elettronico e dall’App ER-Salute.

Campania
In Campania non serve prenotazione per la terza dose. Chiunque può accedere alla somministrazione presentandosi ai centri vaccinali con tessera sanitaria e certificato rilasciato in occasione della seconda dose. Questa procedura valeva per i sei mesi, ora vale anche per i cinque mesi. Non ci sono neanche limiti territoriali: chi è di Napoli può ad esempio vaccinarsi a Benevento, e viceversa.

Puglia
In Puglia le possibilità per anticipare la terza dose sono tante. Le più semplici sono due: telefonare al Cup o recarsi in farmacia. Operatori e farmacisti, infatti, possono vedere in anteprima le date disponibili e dire subito se, cancellando la prenotazione precedente, è possibile anticipare l’iniezione. Ma nella Regione si potrà prendere appuntamento anche con il proprio medico di base o nelle stesse farmacie, fermo restando che ci si può sempre presentare agli hub anche senza prenotazione. È invece un rischio fare la procedura online: dal portale dedicato infatti non si possono vedere le date disponibili in anteprima, e cancellare la prenotazione già fatta può significare dover posticipare la terza dose.

Sicilia
 Anche la Sicilia  si allinea alle direttive provenienti dall’ultima circolare del Commissario nazionale per l’emergenza Covid-19. In considerazione dell’anticipo a 5 mesi dei tempi per la dose «booster» dai 40 anni in su e in caso sia già stata effettuata una prenotazione a sei mesi, il commissario Covid per Palermo e Provincia, Renato Costa, tranquillizza: «Chi si trova in questa può recarsi direttamente presso gli hub senza prenotazione: lo vacciniamo senza alcun problema. Il nostro interesse è quello di vaccinare quante più persone possibili. Stiamo aumentando di molto le vaccinazioni proprio per raggiungere tutti i target d’età».




LE DOMANDE PIU' FREQUENTI SUI VACCINI


1 - Come sono composti i vaccini anti Covid?

Hanno composizioni diverse. I vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna sono vaccini a Rna messaggero. Quello di AstraZeneca utilizza il metodo del vettore virale. L’Rna messaggero è una sequenza di basi genetiche sintetizzata in laboratorio. Essendo una molecola instabile, la sequenza di Rna viene incapsulata in una nanoparticella di grasso. Deve essere conservata a temperature molto basse: -20 per Moderna, -70 per Pfizer-BioNTech. Il vaccino non contiene altro, a eccezione degli eccipienti. Al momento dell’iniezione va diluito con una normale soluzione fisiologica.

 

2 - Quanti e quali sono i vaccini in via di approvazione o approvati?

I vaccini approvati nel mondo oggi sono 7: tre cinesi e due russi, oltre a Moderna e Pfizer-BioNTech. Le procedure di approvazione nei vari paesi sono però differenti. Russia e Cina non hanno autorità regolatorie indipendenti. In Europa e nelle Americhe le aziende produttrici dei vaccini raccolgono i dati delle sperimentazioni condotte sull’uomo e le inviano alle autorità regolatorie (Fda negli Usa ed Ema in Europa) per la valutazione. A gennaio anche in Europa dovrebbe arrivare Moderna, che ha già completato le sperimentazioni. Subito dopo è attesa AstraZeneca. A marzo Johnson&Johnson e poco più tardi anche Sanofi.

 

3 - E perché ci è voluto così poco se di solito si aspettano anni?

Per due motivi. Il primo è che la scienza ha sfruttato l’esperienza della prima Sars. Nel 2003 fu messo a punto un vaccino, mai usato perché quel coronavirus si è estinto. Anche l’uso dell’Rna messaggero si è diffuso negli ultimi anni in oncologia. Il secondo motivo è che le fasi di sviluppo - messa a punto in laboratorio, test sull’uomo e produzione - sono avvenute in contemporanea anziché in sequenza. È un rischio finanziario: il fallimento di una delle tappe porterebbe a un enorme spreco di risorse. Ma i fondi messi in campo dai governi hanno mitigato i rischi per le aziende. 

 


4 - Per quanto tempo i vaccini saranno efficaci?

Lo scopriremo solo con il tempo. Il coronavirus è noto da meno di un anno, non possiamo avere dati per periodi di tempo più lunghi. Gli studi sui 4 coronavirus che causano raffreddore e su quello della Sars suggeriscono che l’immunità duri un anno. Ma sono supposizioni. Gli anticorpi nelle persone guarite sembrano durare 6-9 mesi. Un campione di vaccinati verrà seguito nel tempo proprio per studiare l’andamento della loro memoria immunitaria. Allo scadere della protezione, sarà necessario ripetere il vaccino. È possibile che l’iniezione debba diventare una routine.

 

5 - Proteggono solo dai sintomi oppure anche dal contagio?

Non lo sappiamo. Le sperimentazioni sull’uomo hanno coinvolto in media 20-40mila volontari per ciascun vaccino. Fare a tutti tamponi regolari sarebbe stato complicato: ai test sono stati sottoposti solo i volontari con i sintomi del Covid. Il risultato è che per gli asintomatici non abbiamo dati. Per capire se il vaccino protegge solo dai sintomi gravi o previene anche il contagio serviranno test ripetuti su un campione di volontari, dopo l’inizio della campagna di vaccinazione. Finché resterà l’incertezza, i vaccinati dovranno mantenere tutte le precauzioni per evitare di contagiare gli altri.

 

6 - Quante le dosi previste in Italia e negli altri Paesi europei?

L’Italia alla fine della campagna vaccinale (fra un anno) avrà ricevuto 202 milioni di dosi di vaccini prodotti da sei aziende: Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson, Sanofi e CureVac. A queste forse si aggiungerà la biotech italiana ReiThera, che deve iniziare la fase due delle sperimentazioni. Il vaccino va somministrato in due dosi: la dotazione è quindi sufficiente per 101 milioni di persone. I vaccini non sono acquistati dagli Stati, ma dalla Commissione Europea, e suddivisi in base alla popolazione. A noi spetta il 13,5% di quelli comprati da Bruxelles.

 

7 - Come e in che tempi avviene la campagna di vaccinazione?

Nel primo trimestre 2021 in Italia arriveranno 10 milioni di dosi (8,7 da Pfizer e 1,3 da Moderna) per le categorie prioritarie: operatori sanitari (1,4 milioni), personale e ospiti delle Rsa (570 mila) e over 80 (4,4 milioni). Subito dopo toccherà alla fascia 60-79 anni (13 milioni) e alle persone con altre malattie (7 milioni). Tra il secondo e il terzo trimestre saranno vaccinati anche insegnanti e personale scolastico, con gli altri operatori dei servizi essenziali: forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità. Nel quarto trimestre il vaccino arriverà a tutti gli altri.

 

8 - Sono stati riscontrati effetti collaterali? E quali?

Fino a oggi 2 milioni di persone sono state vaccinate con Pfizer o Moderna. Ci sono state 8 reazioni allergiche gravi, subito dopo l’inoculazione, tutte risolte. Per questo l’iniezione avviene in una struttura medica con assistenza in caso di shock anafilattico. Le sperimentazioni hanno mostrato alcuni effetti collaterali leggeri: per Pfizer dolore nel luogo della puntura (80% dei vaccinati), stanchezza (60%), mal di testa (50%), dolore muscolare o brividi (30%), dolore alle articolazioni (20%), febbre (10%). Un volontario su mille ha avuto una paralisi temporanea dei muscoli del viso.

 

9 - Che cos’è l’immunità di gregge? Come si ottiene?

È la percentuale di vaccinati che bisogna raggiungere affinché risulti protetto anche chi non è vaccinato. Non incontrando più persone da contagiare, il virus a quel punto smette di circolare. La percentuale è tanto più alta quanto maggiori sono la contagiosità del virus e la sua diffusione nella popolazione. Per il morbillo, che ha un indice di contagiosità altissimo, 18, serve immunizzare il 95% delle persone. Per il coronavirus si dovrà arrivare al 70-80%. Oltre ai vaccinati, vanno considerati immuni anche i guariti. Purtroppo però entrambi i tipi di protezione sono temporanei. 

 

10 - Se tutto va bene quando si potrà tornare alla vita di prima?

Saremo a un buon punto il prossimo autunno, con il completamento della campagna di vaccinazione. A quel punto si apriranno diversi scenari. Sars-Cov-2 potrebbe mutare e diventare più mite, diventando in tempi brevi simile agli altri 4 coronavirus che ci causano un raffreddore. Oppure potrebbe restare pericoloso per anni, costringendoci a vaccinazioni ripetute e al mantenimento delle precauzioni. Molto dipende dalla sua rapidità di mutazione, dall’efficacia dei vaccini, dalla loro capacità di proteggerci dal contagio e dalla durata dell’immunità.


CORONAVIRUS -  ECCO  I PRINCIPALI 3 VACCINI COVID

Covid 2021


Sono tre i vaccini anti-Covid arrivati alla fase 3 di sperimentazione sull'uomo e più vicini a ricevere l'autorizzazione: si tratta di quello sviluppato dalla multinazionale AstraZeneca con lo JIdell'Università di Oxford e la Irbm di Pomezia - che oggi ha annunciato una efficacia del 90% nel dosaggio ottimale -, quello dell'azienda farmaceutica Usa Moderna e quello della multinazionale Pzifer. Ecco le tempistiche e le modalità d'azione dei vaccini:


VACCINO OXFORD


 AstraZeneca ha annunciato oggi il dato di efficacia sul dosaggio ottimale, su due dosaggi testati, che risulta pari al 90%. I dati saranno presentati ora alle autorità regolatorie mondiali per l'approvazione condizionale o anticipata del vaccino. L'azienda ha reso noto che 200 mln di dosi saranno disponibili entro il 2020 e 3 mld di dosi nel 2021. La Commissione europea ha opzionato un totale di 400 mln di dosi. Questo vaccino utilizza la tecnica del 'vettore viralè: viene usato un virus simile al SarsCov2 ma non aggressivo, a cui vengono incollate le informazioni genetiche che dovrebbero allertare la risposta immunitaria dell'organismo. Il vaccino si conserva fino a 6 mesi a temperature normali di refrigerazione a 2-8 gradi centigradi. Il costo annunciato per dose completa annunciato è di 2,80 euro.


 VACCINO PFIZER


Sviluppato congiuntamente da Pfizer e dalla tedesca BioNTech, il vaccino è risultato efficace al 95%. A giorni è prevista la richiesta dell'autorizzazione per la produzione all'ente statunitense per il controllo dei farmaci Fda. La Commissione europea ha firmato un contratto per avere fino a 300 milioni di dosi. Le due aziende potranno fornire 50 milioni di dosi nel 2020, e fino a 1,3 miliardi nel 2021. Saranno 3,4 milioni le dosi che complessivamente verranno somministrate ai primi 1,7 milioni di italiani da fine gennaio secondo quanto prevede il Piano per i vaccini anti-Covid del Commissario per l'Emergenza, Domenico Arcuri. Questo vaccino necessita di una catena del freddo a meno 80 gradi e va somministrato con due dosi. Il costo a dose previsto è di 19,50 dollari. Si tratta di un vaccino a Rna, che utilizza cioè la sequenza del materiale genetico del nuovo coronavirus, ossia l'acido ribonucleico che è il messaggero molecolare (mRna) che contiene le istruzioni per costruire la proteina Spike del virus contro la quale indirizzare il sistema immunitario. L'obiettivo è somministrare direttamente l'mRna che controlla la produzione della proteina. -


VACCINO MODERNA


E' stata annunciata dall'azienda una efficacia pari al 94.5%. Moderna intende presentare una richiesta d'autorizzazione all'uso per emergenza alla Fda statunitense. Il vaccino rimane stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2 e 8 gradi C per 30 giorni. Inoltre si prevedono condizioni di trasporto e conservazione a lungo termine a temperature standard del congelatore di -20 gradi C per 6 mesi. L'azienda prevede di disporre di circa 20 milioni di dosi entro la fine del 2020 da destinare agli Usa e pianifica una produzione totale di 500 milioni-1 miliardo di dosi nel 2021.La Commissione europea ha concordato con Moderna la fornitura di fino a 160 milioni di dosi. Il costo previsto a dose è di 25 dollari. Anche questo vaccino utilizza la tecnologia a Rna messaggero. 



LE VARIANTI


Da quella inglese a quella brasiliana, le nuove varianti "che presentano diverse mutazioni nella proteina spike, non dovrebbero in teoria causare problemi ai test antigenici, in quanto questi rilevano la proteina N". Tuttavia "è da tenere presente che anche per la proteina N stanno emergendo mutazioni che devono essere attentamente monitorate per valutare la possibile influenza sui test antigenici che la usino come bersaglio". A spiegarlo è una nuova circolare del Ministero della Salute sui test antigenici rapidi alla luce della circolazione delle nuove varianti del virus.

Bruxelles intanto è pronta a lanciare un programma di Ricerca comune sulle varianti del Covid-19. Lo ha annunciato la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen in un'intervista al quotidiano economico francese Les Echos. "L'Europa deve accelerare dinanzi alle mutazioni del virus", ha affermato.


In studio Usa individuate 7 varianti

Negli Stati Uniti sono state rilevate sette varianti di coronavirus portatrici di mutazioni simili. Tutte le varianti, riportate in uno studio preliminare, hanno ottenuto una mutazione nella stessa posizione nel loro genoma e sembrano appartenere allo stesso ceppo di un virus sequenziato per la prima volta il primo dicembre, che successivamente è diventato più comune. "C'è chiaramente qualcosa in ballo con questa mutazione", ha detto al New York Times Jeremy Kamil della Louisiana State University e coautore dello studio. Non è chiaro se la mutazione renda le varianti più trasmissibili, come la variante "inglese", ma la sua posizione in un gene che influenza il modo in cui il virus entra nelle cellule umane è preoccupante. "Penso che ci sia una chiara firma di un vantaggio evolutivo", ha detto Kamil. Lo studio preliminare è stato rilasciato su un server di pre-stampa e non è stato sottoposto a revisione paritaria.

L'allarme degli esperti

L'allarme lo lancia anche l'infettivologo, Massimo Galli. "Siamo tutti d'accordo che vorremmo tutti riaprire - dice alla trasmissione Mattino 5 - ma io mi ritrovo di nuovo un reparto invaso da nuove varianti, e questo riguarda tutta l'Italia e questo fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri. Le avvisaglie vengono guardando cosa sta succedendo in altri paesi europei e le varianti - ha continuato - Le varianti ci sono e sono maggiormente contagiose e quindi hanno maggiore capacità a diffondersi in situazioni che non si ristendono sicure. E' spiacevole ma è un dato di fatto. Questa è la realtà intorno a cui è inutile fare chiacchiere".



Il microbiologo Andrea Crisanti torna sull'utilità o meno del lockdown. "L'agenda non la decidono né i politici né gli esperti: la decide il virus. Finché non lo controlliamo, la realtà è questa", spiega il direttore di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova, ad Agorà Rai Tre, con riferimento alle parole di Walter Ricciardi che ieri aveva chiesto un lockdown di qualche settimana per limitare la diffusione delle varianti. "Bisogna mettersi l'anima in pace su questa cosa. Quindi ha fatto benissimo Ricciardi a sollevare l'allarme su questa problematica perché i politici, in genere, anche nel passato, si sono mossi sempre in ritardo. Sempre".






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